venerdì 25 febbraio 2011

Tra i meandri dell’informazione

Viviamo nella società dell’informazione. Ogni giorno veniamo in contatto con una quantità esorbitante di informazioni provenienti da tv, radio, giornali, internet…

Questo continuo input di dati sottopone il cervello a recepire, filtrare e giudicare i messaggi ricevuti e classificarli in pochi in base alle priorità oltre a valutarne la fonte e decidere che posizione assumere.

In questa miriade di dati mi domando, cos’è oggi l’informazione?

Una delle definizioni è la seguente: “è il diritto che in ossequio al principio della pubblicità dell'azione amministrativa consente ai cittadini di essere informati sui procedimenti in corso, sulla loro durata e sui funzionari responsabili degli stessi, nonché di accedere a notizie e ad atti in possesso della pubblica amministrazione”.

Qualcuno però, oggi sostiene che l'informazione sia stata uccisa dall'attenzione esagerata per l'effimero, dall'eccesso di notizie costruite su altre notizie, in un teatrino di commenti, opinioni e banalità.

A che tipo di informazione siamo sottoposti? A chi spetta il compito di informare? Come ci si deve orientare nella marea di notizie che ci travolgono ogni giorno? Quali fonti considerare attendibili?

Le idee che ci creiamo, la rappresentazione del mondo che ci costruiamo, quanto sono influenzate dai media? Si crede di essere informati su quello che succede nel mondo, ma non è forse questa un'illusione?

Credo si abbia solo un assaggio di ciò che accade, e cioè quello che le reti televisive o i giornali decidono di divulgare. Notizie che ci arrivano per la maggior parte carenti di elementi e spiegazioni.

Ma cosa sappiamo veramente?

Nonostante la facilità con la quale siamo sommersi quotidianamente dalle notizie, ho l'impressione che ci sia più quantità che qualità, è come se avessimo una minore conoscenza che stride in rapporto alla quantità di mezzi di comunicazione a disposizione.

Link: http://www.youtube.com/watch?v=paGkZnwTt3c

I telegiornali hanno a disposizione tempi ridotti, che non consentono di approfondire e, per questo motivo, le reti televisive inseriscono programmi dedicati al dibattito; a questo proposito mi limiterò ad osservare che non sempre questi spazi vengono concessi o sono liberi da “censure” e che ad ogni modo, quello che spesso accade, è vedere questi scambi di opinioni trasformarsi in insulti, che di certo non contribuiscono a chiarire le idee.

Ogni notizia viene influenzata da correnti di pensiero, dalla politica, dall'opinione di chi la trasmette.

Non si può essere così ingenui dal nontenere in considerazione tutto questo quando ci si informa. Mi chiedo se è possibile trovare imparzialità, neutralità, ed oggettività nell’informazione.

L'informazione è per definizione quello strumento che permette la circolazione delle idee, notizie e avvenimenti. Un'informazione corretta ed obiettiva è essenziale nel regime democratico perché ne costituisce il fonda

mento, la garanzia per le scelte dei cittadini e la formazione dell'opinione pubblica. É quindi un servizio formativo, educativo in grado di offrire strumenti critici a chi ne fa uso.

Imparare a valutare gli interessi che stanno dietro alle fonti non è sempre facile, come non lo è a volte valutare la veridicità delle notizie.

Osservare e imparare a fidarsi delle proprie impressioni, avere una verità che orienti, che sia coerente, ragionare, vagliare e informasi sullo stesso argomento da fonti diverse può essere una soluzione.

Ma ci vuole tempo, siamo in un mondo caotico, frenetico, dove il tempo sembra non bastare mai e così si corre il rischio che le persone finiscano per crearsi un'opinione sulla base di un'unica fonte, oppure disincantate perdano la fiducia fino ad arrivare a disinteressarsi completamente.

Un’altra questione che reputo interessante parlando dell’informazione è l’etica; dov'è finita?


Esistono delle carte deontologiche giornalistiche. Esiste un Ordine dei giornalisti, che ha firmato una serie di protocolli per fissare le regole della corretta informazione cui il giornalista deve attenersi nello svolgimento della sua professione. Tali protocolli che servono anche alla tutela dei diritti dei terzi, rappresentano un corpus di regole deontologiche che ogni giornalista è tenuto a conoscere ed osservare. Siamo proprio sicuri che quest'ultime vengano rispettate?

Mi chiedo, ma è davvero necessario che tutto sia regolato? Dov'è il buon senso, dov'è il senso di responsabilità?

Perché si vedono apparire sempre più notizie che paiono avere come unico scopo quello di far audience piuttosto che informare la popolazione? Un conto è lo spettacolo (nel quale la nostra società è immersa) un altro è l’informazione; che NON è spettacolo; e il compito di una corretta informazione non può essere quello dell'intrattenimento.

Ogni giornalista dovrebbe rendersi conto della responsabilità che detiene e aver chiaro quali sono stati i criteri che l'hanno indotto a selezionare una data notizia e a reputarla importante da renderla pubblica.

Il giornalista non può essere obiettivo; egli come essere umano interpreta le notizie che riceve, che però è ben diverso dal manipolarle o falsarle, egli infatti deve approssimarsi il più possibile alla verità; egli è responsabile di ciò che scrive. Non ha forse il compito di verificare e accertarsi delle notizie che diffonde? Egli non può spacciare una “sua” verità per LA verità; ed è proprio questo a definire la sua credibilità.

Questa credibilità che è continuamente minacciata dalle commissioni editoriali, dalle rendite di posizione, e dal conflitto di interessi.

Per evitare che il giornalismo perda la sua dignità e credibilità bisognerebbe verificare meglio che le regole deontologiche siano rispettate.

Ho avuto modo di notare la presenza di un’altra importante minaccia nel mondo della trasmissione delle notizie: La Pubblicità.

Informazione = mercé della pubblicità?

Il problema nasce quando l'obiettivo degli organi d'informazione diventa principalmente quello di ottenere consenso per poter vendere di più. Allora si diffonde solo ciò che la gente vuole “sapere”, solo ciò che colpisce, che fa audience, in modo da poter vendere di più e guadagnare più soldi dagli spazi pubblicitari.

Più lettori/ascoltatori un giornale o telegiornale possiede più quest'ultimi possono guadagnare dalla pubblicità. L'informazione non può basarsi sul successo altrimenti si avrà solo un mercato della pubblicità.

La pubblicità che diventa un tassello della politica, un potere, e non più un fatto neutro, uno strumento usato, ad esempio, per far conosce e vendere un giornale. Oggi si pubblicano giornali per la pubblicità che contengono. I ruoli si sono invertiti.

I giornalisti dovrebbero dire ciò che va detto per divulgare conoscenza tra la popolazione, invece purtroppo, dietro all'informazione c'è un mondo di conflitti di interessi, di corruzione, di giornalisti ricattati o ricattatori. Il “dio denaro” comanda indisturbato mentre il senso del dovere, e di responsabilità viene annientato.

L' Informazione è dunque nelle mani di pochi che cercano di decidere per noi cosa farci credere? Oppure no? Mi piace pensare di no, mi piace pensare che non TUTTA l'informazione sia pubblicità, o venga manipolata, che non si scrivano SOLO le notizie che la gente vuole sentire; che un'informazione “oggettiva” esista.

Mi chiedo se i responsabili della diffusione delle notizie abbiano coscienza del compito che gli spetta. Socrate parlava di filtrare l'informazione con il test dei tre colini. Ovvero prima di riferire un'informazione verificare che sia vera, buona e utile. Perché raccontare un'informazione che non è né utile, né buona né vera? Almeno che rispetti uno dei 3 criteri.

Sarebbe illusorio pensare di allontanarci da qualsiasi forma di comunicazione persuasiva, quello che possiamo fare però è ragionare sul suo utilizzo, cercare di conoscerla, al fine di capirne meglio i meccanismi e le tecniche usate, per poi scinderne le intenzioni.

Dovremmo sforzarci di essere un pubblico consapevole, che ragiona attivamente sopra quello a cui è esposto, e solo così formarsi un’idea propria, che sia filtrata dal nostro spirito critico e dalla consapevolezza del modo in cui la stessa è stata elaborata.

Questa comprensione ci dovrebbe permettere di andare al di la di luoghi comuni che sono propri dell’ignoranza e dell’indifferenza e permetterci di accorgerci quando qualcuno cerca di ledere la nostra integrità morale e intellettiva.

Con questo articolo mi auguro di aver sollecitato qualche riflessione e uno sguardo più attento e disincantato sul mondo dell'informazione.

giovedì 24 febbraio 2011

Quelli del nucleare

Come volevasi dimostrare!



Lo spot del nucleare, quello che ti fa credere che non hai idee precise sul nucleare, è ingannevole.

Del resto, ci sono molte cose sulle quali io non ho idee molto chiare. In questo periodo ho un dubbio snervante: è davvero più efficace la bustina del te a piramide rispetto a quella classica?

domenica 6 febbraio 2011

Il social network : l’era della condivisione




Possiamo dire che ormai la comunicazione di massa ha trasformato – e continua a trasformare – la vita di miliardi di persone, donando la possibilità non solo di accedere all’informazione e al sapere, ma anche di modificarlo, e persino di crearlo e diffonderlo a tutti coloro che vorrebbero essere al corrente. Siamo diventati un po’ dei giornalisti in tempo reale, grazie alla diffusione e portabilità di internet. Mi spiego: oggi si può essere connessi ovunque grazie alla tecnologia mobile, con computer, tablet pc e pure telefonini, che oltre al fatto di avere connessione internet, sono anche dotati di fotocamera e videocamera, potendo permettere la registrazione di dati, con la possibilità di metterli on line subito dopo la registrazione, senza dover aspettare di arrivare a casa, scaricarli, accedere a internet e poi postarli. Grazie ai social network questo succede ogni momento, con persone che condividono parti delle loro vite con amici e compagni in tempo reale. Persino i famosi, come per esempio la coppia Ashton Kutcher e Demi Moore, che non solo è felicemente sposata, ma condivide pezzi della loro vita privata con migliaia di followers su Twitter e twitpic ogni giorno, in una versione moderna di reality show dove i creatori sono i propri partecipanti, che gestiscono il materiale messo on line e lo utilizzano per pubblicizzarsi, per far vedere la loro quotidiana normalità, e in un certo senso anche per rendere partecipi tutti quelli che li seguono. http://latimesblogs.latimes.com/technology/2009/01/demi-moore-twit.html

@aplusk e @mrskutcher sono diventati la prima copia famosa su Twitter, e c’è di più: Ashton Kutcher non solo fu il primo a raggiungere la soglia di un milione di followers su Twitter, ma lo ha fatto prima del canale televisivo CNN! Inoltre lui ha festeggiato l’impresa a casa sua, con sua moglie e qualche amico accanto, e naturalmente, in diretta su internet insieme a migliaia di fan. Il video dell’impresa circola ancora oggi su Youtube. http://www.youtube.com/watch?v=PcZDh8nyGkA

Le cose non si fermano lì; la coppia è costantemente collegata, comunica via Twitter e twitpic: http://socialitelife.com/ashton_kutcher_posts_photo_of_demi_moores_ass_on_Twitter-03-2009

Ashton ha publicato persino delle foto di sua moglie in mutande, iniziando una nuova era di comunicazione on line http://www.youtube.com/watch?v=PEog6HjDskY&feature=related


Oggi lo fanno tutti; nessuno muove un passo senza dirlo su internet. Celebrità pubblicano tutto ciò che gli capita a tiro, e lo fanno anche le persone comuni, incitate da questa febbre di far sapere agli altri ciò che accade nelle nostre vite private. @aplusk e @mrskutcher non sono più d’attualità? Basta guardare la cantante Katty Perry, che si è costruita un’immagine di pin up perfetta e grazie a suo marito, il regista Russell Brand si è ritrovata struccata e appena sveglia su Twitter. La foto non ha durato mezz’ora sulla pagina di Brand, ma è bastato per restarne per sempre in rete, in altri siti.

Twitter infatti è diventato il network delle celebrità per eccellenza. Lì puoi seguire (o, per usare il linguaggio del sito, puoi essere un follower) di chi vuoi, senza distinzioni, senza barriere, senza dover fare richieste di amicizia (come invece accade su facebook o orkut), il che ti rende osservatore e partecipe della vita dei famosi in diretta. Ma è anche possibile collegare gli account, una rete nella rete. Puoi avere Skype, Messenger, Facebook e Twitter collegati, aggiornare e coordinarli insieme.

L’anno scorso sul giornale Times on line, è stata pubblicata una lista dei 50 personaggi più seguiti su Twitter, insieme ad una breve descrizione e una frase del profilo. In questa lista figurano l’attuale presidente americano Barak Obama, la cantante Britney Spears, il rapper Snoopy Dog e lo scrittore Paulo Coelho. Oggi Persino Oprah twitt. http://technology.timesonline.co.uk/tol/news/tech_and_web/article5641893.ece

Non tutto son rose e fiori. Ci sono state anche rotture a causa dei social Network. Si dice che Eva Longoria abbia lasciato Toni Parker dopo aver scoperto la sua relazione con qualcuno conosciuto su facebook. Jim Carrey e Jenny McCarthy hanno comunicato, in twitt separati, che avevano terminato in modo assai civile la loro relazione, che durava da oltre 5 annimentre per Jenniffer Aniston la storia fu un po’ diversa: sembra che lei abbia lasciato John Mayer perché lui aveva moltissimo tempo per i suoi twitt, e invece nessun attimo da dedicare alla scrittura di un messaggio a lei.

Oggi se visiti un blog e lo trovi interessante, puoi pubblicarlo subito sul tuo network. Lo stesso accade per un video su Youtube o anche un articolo su un giornale on line; ripassare informazioni a migliaia di persone è diventato facile e veloce. E non hai bisogno di essere famoso per questo. Ma puoi diventarlo così. Ho un esempio recentissimo: questo sito è nato questa settimana: http://www.givemyiphone.com/, e il proprietario ha già creato una pagina su facebook, nata l’altro ieri: http://www.facebook.com/pages/Give-my-Iphone/157882727596599.





Scommettiamo che in pochissimi giorni lui riuscirà ad attrarre centinaia di persone sulle sua pagine, magari per la semplice curiosità di sapere se Apple gli darà veramente un iPhone?

Ma sfortunatamente non ci sono solo cose simpatiche, carine, divertenti, o strane. Ci sono anche tragedie. In GB una donna di 42 si è suicidata dopo aver lasciato un messaggio sulla sua pagina. E nessuno dei suoi 1042 “amici” è andato a salvarla. http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Esteri/annuncia-suicidio-Facebook/05-01-2011/1-A_000116951.shtml

Ci sono stati casi anche di adolescenti che si sono tolti la vita dopo aver letto commenti denigranti di compagni di scuola. In Inghilterra un’adolescente è finita per tre mesi in riformatorio dopo aver minacciato di morte una sua compagna. http://punto-informatico.it/2696812/PI/News/piccoli-bulli-crescono-facebook.aspx

Infatti sono molti i giovanissimi ad aver accesso a internet, senza supervisione dei genitori. Senza una guida, si trovano esposti ed hanno accesso alle stesse informazioni degli adulti tranne che loro non sono ancora preparati a tutto lo stress che questo può generare; sono catapultati nel mondo degli adulti, dell’informazione istantanea, della estrema libertà di parola. Sono in molti a fare i bulli sui social network, che si vantano pure dei loro misfatti sul mondo virtuale, pensando che non saranno mai presi in considerazione, sentendosi liberi di essere cattivi ragazzi; forse non si aspettano di essere scoperti, e di dover poi affrontare anche una punizione che non ha nulla di virtuale. E di storie così ce ne sono a dozzine. http://www.opsonline.it/forum/psicologia-3d/da-facebook-al-carcere-storia-di-tre-bulli-torinesi-102371.html

Se prima si limitavano a mettere la testa dei compagni nel water del bagno della scuola o a fregarli i soldi della merenda, adesso oltre a questo, li deridono pubblicamente in rete, esponendoli al ridicolo non più davanti ad una parte della scuola, ma piuttosto dinanzi all’intero network. Persino i docenti sono diventati vittime dei giovani; non c’è più nessun rispetto.

Non posso lasciar di menzionare che i social network diventano vere e proprie droghe. Secondo i dati contenuti nel dossier “Bambini e adolescenti: un quadro degli ultimi 10 anni” presentato da Eurispes e Telefono Azzurro, l’uso di Internet tra i bambini è passato negli ultimi quattro anni dal 39,2% al 48,2%, mentre per gli adolescenti i numeri sono di gran lunga superiori. Nel 2009 ben il 71,1% degli adolescenti ha un profilo personale su Facebook, che rappresenta la rete sociale più diffusa e frequentata nel mondo

I social network, secondo alcuni psicologi e psichiatri sono diventati delle vere e proprie droghe tanto che sono decine gli utenti malati di Facebook che attualmente, per un uso eccessivo dell’invenzione dell’ex studente di Harvard, sono in cura presso centri specializzati. Negli Stati Uniti è sempre maggiore il numero di giovani che si consapevolizza della loro dipendenza di questi social network; intervistati dal New York Times molti raccontano di aver rinunciato volontariamente a Facebook, e altri sono iscritti a gruppi di sostegno che aiutano nella discussione.


Sono molte le pagine che avvertono dei rischi di dipendenza di questi social network. Ci sono persone che non riescono a sconnettersi per paura di perdersi qualcosa di importante, l’ultima novità, l’ultimo scandalo.

http://www.blonet.it/2010/11/242/facebook-puo-creare-dipendenza-nei-giovani-anche-seria/

In un mondo dove la protezione della privacy era diventata una preoccupazione gigantesca, i social network hanno messo a repentaglio, con tutte queste persone che pubblicano spontaneamente cosa fanno, dove stano e con chi in tempo reale. Con l’aumento delle vendite degli smartphone in Italia (15 milioni in più nel solo primo trimestre del 2010) viene da chiedersi se non ci stiamo piano piano avviandoci verso lo scenario apocalittico immaginato nel cartone animato Wall-E. Speriamo di no.


Paula de Oliveira

giovedì 3 febbraio 2011

Fascismo e Propaganda

"Ciò che è nocivo si evita e ciò che è utile al Regime si fa!"
(Discorso di Mussolini ai direttori dei giornali di Palazzo Chigi
10 ottobre 1928).

E' stata proprio questa affermazione del Duce a darmi "l'input" a cominciare una piccola ricerca per scoprire come il fascismo ha
imposto le sue idee nascondendo tutto ciò che poteva essere dannoso dal suo punto di vista all'opinione pubblica. Inoltre mi sono interrogata sugli strumenti che il Regime ha utilizzato a tale scopo per ottenere l'appoggio della popolazione.
Veicolando immagini e notizie i mass media finiscono per incidere sulle emozioni, sulle credenze e sugli atteggiamenti di milioni di persone come diceva G.Le Bon "Conoscere l'arte di impressionare l'immagine delle folle vuol dire conoscere l'arte di governare".
Ed è proprio ciò che il fascismo ha saputo sfruttare attraverso l'arte della propaganda. Ad esempio in occasione delle chiamate alle urne del 24 marzo 1929 e del 25 marzo 1934, la radio, il cinema e i cinegiornali giocarono un ruolo importante assieme a mezzi di comunicazione più tradizionali come la stampa, i manifesti (http://www.dittatori.it/manifestifascisti.htm), gli slogan (es. Credere, Obbedire, Combattere!), i poster, le fotografie, oltre ai "dialoghi al balcone del Duce", alle celebrazioni e le manifestazioni di massa scandite dal calendario fascista.
http://www.youtube.com/watch?v=bxlBI5tgvoY&feature=fvsr
E' noto che la prima guerra mondiale costituì un momento di svolta cruciale nella sperimentazione dei mezzi di comunicazione.
Infatti, col tempo e, specie negli anni immediatamente precedenti alla seconda guerra mondiale, il fascismo comprese la potenzialità dell'uso della propaganda come strumento di divulgazione e di indottrinamento delle masse.
Questo sistema autoritario pronto ad appoggiare chiunque fosse disposto ad usare "man forte" fu assicurato da una grande capacità comunicativa attraverso la quale fu stabilito un controllo totale sull'informazione e la cultura.
Mussolini scopre l'importanza della comunicazione utilizzata come strumento di contatto con gli italiani, considerati come veri consumatori politici del Regime, avendo imparato che nella storia le idee hanno forza solo in quanto sono capaci di trasformarsi in miti per trascinare le folle.
Fu per questo motivo che il Duce, nel contatto diretto con il popolo, lodava la nazione attraverso l'esaltazione del passato, la celebrazione delle virtù della stirpe, la memoria degli eroi e delle imprese guerresche.
Il processo di "fascistizzazione" aveva l'obiettivo di creare una nuova immagine del giovane stato italiano e cioè quella di un paese efficiente, forte e lavoratore.
I messaggi erano rivolti a tutte le categorie della società: contadini, industriali, insegnanti, donne, giovani e anziani. Tutte le classi sociali erano considerate ed è per questo motivo che il fascismo può essere definito come un Regime di popolo anziché di casta nel quale le fasce basse della popolazione non sono coinvolte all'interno della società.
Fortunatamente oggi giorno in Europa vi è la democrazia, e di conseguenza ognuno di noi è libero di fare le proprie scelte, di accedere alle cure sanitarie, di avere un lavoro dignitoso, ma nonostante ciò le persone che riescono ad accedere ai livelli più alti della società sono poche. Probabilmente perché i cittadini non hanno i mezzi sufficienti per raggiungere certi livelli, o forse perché manca la volontà, o semplicemente perché lo stato non ha interesse nel coinvolgere attivamente tutti gli strati sociali.
Il Fascismo, invece, puntava sul popolo e non sui "pochi eletti" sfruttando al massimo i mezzi di comunicazione, come ad esempio, la stampa, la radio e il cinema.

La stampa fu uno strumento propagandistico culturale di fondamentale importanza che toccò ogni aspetto della vita italiana e ne dettò i modelli comportamentali.
Il Regime acquistò le maggiori testate giornalistiche per portare avanti il suo progetto teso ad accrescere il consenso intorno al fascismo. Le immagini di Mussolini e dei gerarchi fascisti comparivano quasi tutti i giorni insieme a quelle delle "opere" e delle "realizzazioni" del Regime; altrettanto frequenti erano le illustrazioni che esaltavano il combattivo ardore della nuova Italia fascista, la sua forza militare, la sua prosperità economica e il suo senso di disciplina interna.
L'Ufficio Stampa venne poi trasformato in Ministero della Cultura Popolare (Min.Cul.Pop) che aveva l'incarico di controllare ogni pubblicazione sequestrando tutti quei documenti ritenuti pericolosi o contrari al Regime. Inoltre diffondeva i cosidetti ordini di stampa "le veline" (http://www.tecalibri.info/O/OTTAVIANI-G_veline.htm) con i quali si impartivano precise disposizioni circa il contenuto delle notizie, l'importanza dei titoli e la loro grandezza.
Vi era anche un'attenzione particolare nella scelta delle fotografie correlate agli articoli; ad esempio i soldati non venivano mai immortalati mentre salutavano i familiari commossi.
Non va dimenticato l'interesse del fascismo verso l'educazione dei ragazzi, per questo esistevano delle pubblicazioni specifiche per questa categoria nei quali veniva divulgata l'ideologia fascista (es. superiorità dei bianchi verso i neri). Importante in questo senso il ruolo del fumetto nel periodo fascista (http://www.ic-commerciale-corsi.ts.it/anni50/fumetti.htmw.ic-commerciale-corsi.ts.it/anni50/fumetti.htm).

Quando nel 1922 Mussolini prese il potere in Italia, subitò affermò pubblicamente di ritenere il cinema "l'arma più forte dello Stato", poiché nella visione cinematografica lo sforzo nella lettura veniva sostituito dal piacere continuato del succedersi delle immagini concrete e, per così dire viventi, superando in questo modo la barriera dell'analfabetismo.
Fino al 1931 i cinegiornali erano muti, ma grazie all'avvento del sonoro, una nuova era della cinematografia italiana cominciò: i suoni cominciarono a dare un senso a scene banali, ma permisero soprattutto di istruire e commuovere il pubblico, affascinato dal connubio immagine-parole.
Tutti i principali avvenimenti del Regime venivano prontamente ripresi e proiettati affinché il popolo sapesse come il fascismo creava e operava. L'informazione veniva proiettata obbligatoriamente in tutti i cinematografi prima di ogni spettacolo.
In quegli anni nacque l'Istituto LUCE (Unione Cinematografia Educativa) che si occupava della produzione di documentari e cinegiornali rivolti sia al pubblico italiano sia a quello straniero.
Essa aveva il compito di esaltare il primato di civiltà italiana, lo spirito nazionale, la grandezza dell'Italia, la dedizione alla patria, la perfezione dei nostri armamenti, la vittoriosa esecuzione delle imprese belliche e naturalmente, prevedeva l'inevitabile sconfitta del nemico. (Si veda per esempio il film di propaganda in cui viene rievocata la marcia su Roma: http://www.youtube.com/watch?v=ITN_0dlasEI&feature=related). I cinegiornali proiettavano notizie che riguradavano non solo Mussolini o la casa Savoia, ma anche informazioni provenienti dall'estero, modelli da imitare e un'immagine deformata degli altri paesi. (http://www.youtube.com/watch?v=s234jOOGSTA)
In quegli anni gli studi di Cinecittà diventarono il "motore per lo sviluppo del cinema fascista" e promotore dei film nazionali. Le sale cinematografiche erano numerose ma non riuscivano a coprire tutto il territorio nazionale e così il Regime decise di creare il "Cinemobile", un furgone dotato di un proiettore per pellicole e diffusore di suono che proiettava i film propagandistici nelle piazze dei luoghi più sperduti.

Oltre al cinema Mussolini sfruttò anche la radiodiffusione per la sua propaganda. All'inizio preferì il contatto diretto con la folla in quanto gli apparecchi radiofonici erano troppo costosi e ancora poco diffusi. Soltanto negli anni '30, con l'interesse dell'industria e lo spostamento a Torino del centro amministrativo, la radio decollò e si trasformò in uno strumento di propaganda del Regime, organizzando anche radiodiffusioni pubbliche dei discorsi del Duce a beneficio di chi non possedeva un apparecchio. Le trasmissioni erano controllate da una commissione di ascolto che decideva cosa doveva essere censurato. La radio consentiva di raggiungere direttamente tutti gli italiani nelle proprie case: dalla grande città allo sperduto e remoto casolare di campagna. I discorsi del Duce venivano trasmessi simultaneamente nelle scuole, nelle officine, nella piazze di tutto il paese attraverso altoparlanti ed erano percepiti come veri e propri eventi a cui si assisteva di persona.
Tutte le classi sociali erano prese in considerazione attraverso la creazione di programmi appositi per i fanciulli e gli agricoltori.
I bambini venivano condizionati attraverso programmi radiofonici creati appositamente per loro come "Il giornale radiofonico del fanciullo" dove vi erano trasmissioni speciali per la formazione dei ragazzi.
Mentre invece per i contadini fu creato un programma dal titolo "L'ora dell'agricoltore" che rompeva l'isolamento della vita contadina e portava alla ribalta le masse rurali particolarmente fiere degli intervalli musicali considerati segno di riscatto sociale.
Oggigiorno i regimi autoritari non sfruttano più i mezzi di comunicazione come "un'arma" per ottenere il consenso da parte della popolazione poiché le persone hanno a disposizione uno strumento di informazione potentissimo: Internet.
Proprio per questo motivo le dittature che si sono instaurate recentemente, anziché sfruttare la potenza della comunicazione hanno preferito soffocarla in modo tale da evitare qualsiasi forma di protesta da parte della popolazione.
Infatti, mantenendo i popoli nell'ignoranza diventa più semplice imporre la propria autorità e reprimere tutti coloro che hanno idee divergenti rispetto a quello del dittatore.
Basta pensare allo scittore letterario cinese Liu Xiaobo che è stato arrestato per aver cercato di difendere i diritti umani. (http://www.youtube.com/watch?v=a13QuyGKj2w&playnext=1&list=PL72512F0020B.C7170&index=48)
A mio avviso, il Fascismo ha ottenuto ampio consenso da parte della popolazione attraverso un sistema dittatoriale in cui i mezzi di comunicazione di massa giocarono un ruolo fondamentale.
Esso non solo sfruttò i mezzi di propaganda classici, ma ebbe la fortuna di poter utilizzare una più ampia e varia gamma di strumenti comunicativi che gli permisero di raggiungere tutte le categorie della popolazione. Tutto ciò fu possibile grazie alle nuove invenzioni, come radio e cinema che andavano perfezionandosi in quel periodo.
Inoltre, l'uso massiccio di queste ultime, unito a una serie di imposizioni educative, atte a formare una nazione pronta a contribuire con fierezza e totale dedizione alla creazione del Grande Impero Italiano, portò a un vero "bombardamento propagandistico" che non poté non condizionare il popolo.
Tuttavia, sono discutibili i contenuti che passarono. Una cosa è certa: tutti erano volti ad incrementare oltre misura il patriottismo e a infondere nella popolazione una certa sicurezza, evitando e censurando tutto ciò che poteva nuocere all'immagine del Regime, mostrando così sempre e soltanto un paese forte e in salute.
Links sul tema de fascismo e della propaganda:














Pubblicità e bambini... cosa c'è sotto?



Ciao a tutti! Sono qui sul blAg del corso di MPC dell'univda per parlare di un tema che non è così evidente a tutti, qualcuno forse non ci ha proprio fatto caso, perchè è cosi che si fa, a volte quando qualcosa ci sembra "scomodo" lo ignoriamo semplicemente, ma che tuttavia è ben presente nelle nostre vite quotidiane.

Provate a pensarci... quando accendete la tv, soprattutto in alcune fasce orarie, durante la pubblicità, ogni quanto vedete un bambino o almeno un riferimento ad esso? E inoltre, che tipo di pubblicità è?

Bene, io cercherò di esporvi qui il mio punto di vista, ma soprattutto alcuni dati reali e concreti sull'utilizzo negativo dei bambini nelle pubblicità. Credo che sia giusto parlarne perché, anche se può non sembrare un vero problema, è importante notare come il più delle volte i bambini siano usati esclusivamente come mezzo per far spendere soldi ai genitori, o come la loro immagine sia sfruttata in quanto portatrice di valori come la purezza e la sincerità che trasmettono di conseguenza l'idea della genuinità e della bontà del prodotto pubblicitario.

Dovete sapere innanzi tutto che anche il Ministero dello Sviluppo Economico (dipartimento per le comunicazioni) ha pensato che fosse giusto tutelare i minori dalle “minacce” della tv, con un Codice di autoregolamentazione tv e minori, rinominato "Comitato Applicazione Codice Media e Minori" ai sensi dell'art. 6 del D.P.R. 14 maggio 2007 n. 72.

Con questo codice i firmatari s’impegnano in propositi molto nobili come, per esempio, la protezione dei minori contro la dipendenza e l'imitazione della tv, la collaborazione col sistema scolastico per l'educazione dei minori attraverso lo strumento televisivo, il miglioramento della qualità dei programmi destinati bambini e molte altre belle intenzioni...

È interessante inoltre come anche lo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) abbia stilato delle regole di comportamento, in cui l’articolo 11 dice che “Una cura particolare deve essere posta nei messaggi che si rivolgono ai bambini e agli adolescenti o che possono essere da loro ricevuti.

Questi messaggi non devono contenere nulla che possa danneggiarli psichicamente, moralmente o fisicamente e non devono inoltre abusare della loro naturale credulità o mancanza di esperienza, o del loro senso di lealtà”. Pare quindi che tutti si preoccupino di non ledere la sensibilità e l’innocenza dei minori, mentre sembra invece che la preoccupazione dell’uso fatto dei bambini nella pubblicità sia molto ma molto inferiore.

Siamo sicuri che tutte queste belle parole e idee, ma soprattutto REGOLE vengano rispettate?? Beh io personalmente non lo sono!

Basti pensare al bombardamento pubblicitario subito dai bambini nella fascia pomeridiana del doposcuola: in 2-3 ore si assiste a un continuo alternarsi di cartoni animati e spot, che, il più delle volte, pubblicizzano giocattoli, zaini e astucci del personaggio che era stato fino a 30 secondi prima sotto gli occhi del bambino che di conseguenza vorrà a tutti i costi tutti gli accessori possibili e immaginabili del suo eroe. Bisogna anche considerare che 2-3 ore è il bombardamento a cui vengono sottoposti i bambini quando vanno a scuola perché in realtà, come si può evincere dal piano della “politica commerciale- target bambini” di Mediaset di gennaio-marzo 2011, i cartoni animati iniziano verso le 7: 30 del mattino e terminano verso le 17: 30; questo vuol dire che su Italia 1 passano 10 ore ininterrotte di cartoni animati e pubblicità per bambini.

Al giorno d'oggi la pubblicità in Tv destinata ai bambini e che li vede anche protagonisti, occupa uno spazio di mercato pari al 3% degli investimenti. Chiaramente il settore con la maggior presenza di bambini è quello dedicato ai giocattoli ed ha un giro d'affari di circa 60.000.000 di euro, segue a ruota il settore alimentare nel quale i minori sono largamente presenti a partire dal cibo per neonati fino a quello per tutta la famiglia poiché, come è noto, i genitori comprano quello che piace ai figli. In ultimo, dopo il settore dei prodotti per l'igiene della prima infanzia, troviamo quello dei prodotti farmaceutici e sanitari che in quanto generi di prima necessità richiedono meno pubblicità.

Quest'ultima osservazione ci aiuta a porci una domanda molto importante: qual è il vero oggetto della pubblicità? Ebbene, tendenzialmente è un prodotto di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno e di cui, senza la pubblicità che ce lo inculca e indirettamente ce lo impone, non sentiremmo alcun bisogno.

Per tornare all'argomento del mio articolo ho pensato di raccontarvi cosa ho dedotto da un paio di pomeriggi passati a guardare la Tv nella fascia oraria che va dalle 16.30 alle 18.00, quella in cui i bambini al rientro da scuola fanno merenda davanti ai loro cartoni animati preferiti (sono stati due pomeriggi molto lunghi, credetemi -.-'' ... ma anche molto interessanti e fruttuosi per la mia “ricerca”.) C'è da dire che la prima parte di questo “esperimento” l’ho fatta durante il periodo natalizio quindi ho pensato che i risultati potessero essere leggermente falsati a causa della festività ormai diventata prevalentemente commerciale (ma non voglio entrare nel merito!!) e del conseguente bombardamento pubblicitario, ma in realtà non credo che la differenza sia poi così sostanziale rispetto a un altro periodo dell'anno, poiché, giusto perché quei due pomeriggi erano stati cosi appassionanti, ho deciso di dedicarne un altro all’osservazione della Tv, e più precisamente di Italia 1..ebbene la differenza che pensavo di rimarcare non esiste affatto! Indifferentemente dal periodo in cui ci si trova, la frequenza e la mole di spot sono in sostanza identiche!

Parlando ora un po' in termini di dati, vediamo che Italia 1, il canale leader per quanto riguarda l’intrattenimento dei ragazzi nella fascia 4-14 anni (secondo i dati dell’autunno 2010), nel trimestre gennaio-marzo 2011 ha deciso di incrementare ancora la pubblicità rispetto all’anno passato di 4 break pubblicitari la domenica e di 2 dal lunedì al venerdì. Per quanto riguarda la frequenza possiamo dire che la pubblicità passa all’incirca ogni 20 minuti e che lo spazio pubblicitario assegnato agli spot per bambine e bambini è identico (37,5% l’uno) con un avanzo del 25% per spot su altro (cibo, serie televisive…), e la stessa pubblicità è passata con una media di 3-4 volte l’ora.

A questo punto qualcuno potrebbe non essere ancora completamente convinto del fatto che i bambini siano strumentalizzati in modo negativo dal mondo della pubblicità televisiva. Credo allora che non potrei dirvi niente di più sensazionale: esiste un premio dedicato alle imprese che tutelano l'immagine corretta dei bambini!

Questo premio si chiama Child Guardian Award e questi riconoscimenti vengono assegnati alle migliori pubblicità della tv, stampa, affissioni e web, che sono riuscite a offrire l’immagine più corretta dei bambini, coniugando il rispetto dei Diritti dell’infanzia con un linguaggio comunicativo efficace. Il 27 ottobre si è svolta la cerimonia di premiazione a Milano e nella categoria Tv il vincitore è stato lo spot della Banca Intesa San Paolo, chiamato “l’asilo”, premiato “per aver raccontato una storia intensa di amicizia e complicità tra due bambine che, diventate adulte, sono capaci di raccogliere le sfide del mondo del lavoro. Un’immagine positiva che mette in luce valori quali il coraggio e, la fiducia nelle proprie capacità”; invece lo spot che ha ricevuto la menzione d’onore, è quello della Moby intitolato “le mie vacanze” perché “ha presentato in modo divertente ed efficace il prodotto “viaggio”: attraverso il racconto di un bambino il viaggio diventa la parte più bella e interessante dell’intera vacanza”.

Ora, l’iniziativa può anche sembrare simpatica e, forse, in fondo lo è, ma… riflettiamo… se esiste un premio che incita le aziende pubblicitarie a non fare un uso sbagliato dei bambini vuol dire che esiste un pericolo! Penso che ora nessuno possa più sostenere che sia un problema irreale, come può aver pensato prima d'ora chi non ha mai dato un gran peso alla questione, bensì MOLTO concreto!!

Bene, siamo arrivati alla fine del mio articolo, spero che sia piaciuto a tutti ma soprattutto che sia servito per rendere più evidente un problema che forse prima non era. Ma speriamo soprattutto che presto i bambini smettano di essere uno strumento nelle mani degli adulti che, invece di proteggerli, li “sfruttano” per i loro fini commerciali! Voglio terminare con una domanda un po’ provocatoria, per incitarvi a esprimere la vostra opinione: è giusto formare una mente senza capacità critiche con questo bombardamento?


Giorgia