mercoledì 29 dicembre 2010

L'insicurezza nella comunicazione

Si è avviata in questi giorni una polemica sugli spot che costituiscono la campagna di informazione lanciata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sotto il patronato della Presidenza della Repubblica. Qualche considerazione in merito va fatta, specie per quello che riguarda il modello comunicativo scelto, il linguaggio, lo stile. Ma forse andrà detto anche qualcosa sul merito.
Garantire la sicurezza sul lavoro. Questo doveva essere il tema di fondo della campagna (non se ne ravvedono altri).
Ma lo spot insiste su un aspetto diverso: la sicurezza non è una garanzia, ma una pretesa che il lavoratore legittimamente (meno male!) può rivendicare, per non far sì che i momenti belli siano soltanto un ricordo...
Ogni foto ritrae una situazione familiare in cui la lavoratrice / il lavoratore si gode un bel momento. L'operaia tessile e l'autotrasportatore (in attesa entrambi di un figlio) devono pretendere la sicurezza, se si vogliono bene.
Il messaggio è scialbo, poco incisivo, ambiguissimo (il che lo rende socialmente pericoloso).
Il mezzo scelto è il meno evidente (perché statico), ma molto evocativo (perché fissa l'immagine del ricordo).
Lo stile ricorda certe campagne del PD (dunque connotate), ma si fissa a metà strada tra il mulino bianco in tuta blu e un insignificante album di famiglia.
Il tutto, dal punto di vista del merito, risulta essere una sorta di avvertimento (più che una campagna informativa) di stile mafioso: "se ti fai male sul lavoro, è colpa tua: ti avevo avvertito!".
In internet si trovano appelli contro questa campagna e un'ampio dibattito polemico, giustamente sollevato da chi non considera questo tipo di comunicazione adatto a promuovere la sicurezza sul lavoro come diritto acquisito.
Anche in questo caso, come in quello ancora più recente del forum per il nucleare, si assiste a una forma di revisionismo sociale di pessimo auspicio: la sicurezza non è un diritto garantito. Sembra di assistere a un classico "Riparliamone" di Paola Cortellesi, soprattutto se si vede la versione spot video del messaggio sulla sicurezza (spot video).

Il frutto di questa campagna è una forte insicurezza del messaggio e dell'insieme degli elementi che lo compongono. Si tratta di un'insicurezza voluta e ricercata, che non ammette repliche e discussioni: quando il comunicato è volutamente ambiguo, non c'è più ambiguità, ma la certezza della doppiezza del suo contenuto.